Il 25 marzo 2025 Le Grand Continent – rivista francese di geopolitica -, con la collaborazione dello specialista della costruzione europea Laurent Warlouzet, ha pubblicato il testo integrale di un rapporto sostenuto dai circoli pro-Trump per sovvertire l’Unione.
Esso attinge alla fonte della controrivoluzione americana – il famoso Progetto 2025 (noto anche come Progetto di transizione presidenziale 2025: è un’iniziativa politica volta a rimodellare il governo federale degli Stati Uniti e consolidare il potere esecutivo a favore di politiche di destra, in previsione della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024). Il piano è stato pubblicato nell’aprile 2023 dalla Heritage Foundation (un think tank conservatore statunitense fondato nel 1973 a Washington).
Questo rapporto di 40 pagine, ora supportato dai think tank più influenti della galassia Trump, deve essere letto attentamente.
Nel silenzio generale, Il piano del rapporto è stato presentato l’11 marzo, a Washington dal think tank polacco Ordo Iuris e dall’ungherese Mathias Corvinus Collegium. Il rapporto potrebbe essere riassunto in un programma semplice: disintegrare l’Unione Europea.
Il rapporto è costituito da 3 parti:
- La prima parte presenta i concetti respinti dagli autori.
- La seconda parte offre una diagnosi dei fattori che hanno portato al disastroso declino delle nazioni e delle economie europee nell’attuale quadro politico, sociale, economico e ideologico.
- La terza parte presenta due scenari per la guarigione dell’Europa: Scenario n.1 “Ritorno alle origini “, oppure Scenario n. 2 “”Nuovo inizio “.
Quello che più ci interessa, in questa fase, è scoprire quali sono le proposte inserite nello Scenario n. 1 “Ritorno alle origini”. Le 23 proposte di questo scenario sono suddivise in 9 differenti aree.
Vale la pena di vedere alcuni articoli significativi, della proposta dell’estrema destra europea.
Piano per disintegrare l’Unione europea
Qui di seguito, una selezione degli articoli contenuti nello Scenario 1 “Ritorno alle origini”, previsto nel rapporto.
- Un’Unione europea più flessibile per rispondere alla volontà e alla capacità di integrazione di tutti gli Stati membri e candidati:
Introdurre nei trattati una clausola generale di “opt out”, che consenta agli Stati membri di sospendere la loro partecipazione alla legislazione vigente o di ritirarsi dalla legislazione di nuova adozione, nel rispetto del principio di flessibilità basato sull’interesse nazionale.
- Rivalutare e far rispettare le competenze dell’Unione
Il Consiglio europeo dovrebbe fungere da autorità suprema per risolvere i conflitti di competenza, in particolare in relazione alle proposte legislative della Commissione europea. Inoltre, il Consiglio europeo dovrebbe avere il potere di richiedere una nuova legislazione per annullare una sentenza della Corte di giustizia.
Istituire uno “scudo di competenze nazionali”, inserendo nel trattato sull’Unione europea una disposizione specifica che elenchi le competenze giuridicamente protette da qualsiasi ingerenza da parte dell’Unione. L’Unione non avrà alcun impatto diretto o indiretto su questi settori, né tramite mezzi legislativi né tramite mezzi giudiziari. Questa lista dovrebbe includere la famiglia, l’ordine pubblico, l’ordine morale e l’istruzione.
- Rafforzamento ed estensione della regola dell’unanimità
Nel settore delle relazioni esterne, l’unanimità tra gli Stati membri dovrebbe prevalere ed essere esplicitamente sancita nei trattati, ove opportuno. Il meccanismo dell’astensione costruttiva dovrebbe essere consentito, a condizione che gli Stati membri dissenzienti vi acconsentano.
L’articolo 114 TFUE – Trattato del Funzionamento dell’Unione Europea, che attualmente consente all’Unione di agire in un settore senza una base giuridica esplicita – dovrebbe essere invocato solo all’unanimità, non a maggioranza qualificata. Inoltre, laddove venga invocata tale disposizione, gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di derogarvi.
- Primato delle costituzioni nazionali sul diritto europeo
Introdurre una nuova disposizione nel trattato sull’Unione che revochi esplicitamente la giurisprudenza della Corte di giustizia europea che afferma il primato del diritto europeo sulle costituzioni nazionali. Il Trattato deve invece chiarire che la competenza a conferire poteri all’Unione spetta esclusivamente agli Stati membri e che le costituzioni nazionali prevalgono sul diritto europeo.
Istituire un’assemblea consultiva delle corti costituzionali incaricata di sostenere i principi di primato delle costituzioni nazionali, di ripartizione dei poteri e di sussidiarietà, e di formulare raccomandazioni in materia. In caso di conflitto tra la Corte di giustizia dell’Unione europea e le corti costituzionali nazionali, uno Stato membro può chiedere l’intervento del Consiglio europeo per risolvere
- Una Commissione europea al servizio degli Stati membri
Trasformare la Commissione europea in un Segretariato generale al servizio degli Stati membri, sotto il loro controllo e la loro direzione. La Commissione rinuncerebbe al suo quasi monopolio sulle iniziative legislative, trasferendo tale competenza al Consiglio dei ministri secondo la procedura legislativa ordinaria. Le sue proposte legislative si limiterebbero rigorosamente all’attuazione e allo sviluppo delle conclusioni giuridicamente vincolanti del Consiglio. Inoltre, la Commissione rappresenterebbe l’Unione all’esterno solo su esplicita delega del Consiglio dei ministri e mai a livello di capi di Stato o di governo.
- Primato del Consiglio europeo e del Consiglio dei ministri
Elevare il Consiglio europeo al rango di organo decisionale supremo dell’Unione europea, attribuendogli una posizione gerarchica superiore a tutte le altre istituzioni. Il Consiglio europeo avrebbe potere legislativo attraverso conclusioni giuridicamente vincolanti che definirebbero il quadro per la legislazione secondaria. Svolgerebbe, inoltre, il ruolo di arbitro finale in materia di allargamento, stato di diritto (qualora tale politica dovesse persistere) e controversie giurisdizionali. Inoltre, il Consiglio europeo sarebbe responsabile dell’esame formale e dell’approvazione delle richieste di non partecipazione degli Stati membri o dell’attuazione di misure coerenti con i loro interessi nazionali.
Il Consiglio europeo dovrebbe avere la prerogativa esclusiva di chiedere le dimissioni del Presidente della Commissione europea e di nominare un sostituto. Tale decisione sarà presa per consenso dei Capi di Stato e di Governo, senza richiedere la consultazione o l’approvazione del Parlamento europeo.
Stabilire il primato del Consiglio europeo sul Parlamento europeo nel processo decisionale legislativo, modificando in modo significativo l’attuale “procedura legislativa ordinaria” (in precedenza “codecisione”). Questa riforma garantirebbe che, in caso di disaccordo, l’ultima parola spetti al Consiglio dei ministri.
- La fine dell’egemonia della Corte di giustizia dell’Unione europea
Ridefinire la Corte di giustizia dell’Unione europea come tribunale amministrativo a due gradi di giudizio, limitandone il ruolo ed escludendola dalla risoluzione dei conflitti di giurisdizione tra l’Unione e gli Stati membri. Tali controversie saranno invece affrontate in collaborazione con un’assemblea di pari, composta da corti costituzionali o supreme nazionali. La Corte di giustizia europea non avrà più il potere di interpretare i trattati o di imporre sanzioni finanziarie nelle procedure di infrazione. Inoltre, la nomina dei giudici sarà soggetta a controlli più rigorosi per evitare conflitti di interesse, garantendo così che gli ex alti funzionari dell’UE non possano svolgere la funzione di giudici.
- Parlamento europeo come assemblea consultiva: un ruolo secondario rispetto al Consiglio in materia legislativa
Trasformare il Parlamento europeo in un’assemblea prevalentemente consultiva, in particolare nei settori in cui sono in gioco interessi nazionali, con un potere legislativo limitato subordinato al Consiglio dei ministri. Il suo ruolo nell’adozione del bilancio dovrebbe essere eliminato. Inoltre, al suo funzionamento dovrebbe applicarsi il principio di sussidiarietà, garantendo che le funzioni legislative e politiche del Parlamento restino strettamente limitate alle competenze dell’Unione europea.
Una destra distruttiva
Leggendo superficialmente questa selezione di proposte, sembrerebbe che nulla è perduto. Mentre il nome dell’Unione tornerebbe a essere “comunità di nazioni”, le istituzioni rimarrebbero formalmente le stesse, ma le loro funzioni verrebbero radicalmente trasformate. Il rapporto non propone come priorità la rivoluzione, ma piuttosto un “ritorno alle origini”, riscrivendo nel frattempo la storia della costruzione europea.
La Commissione verrebbe trasformata in un segretariato generale, senza ruolo legislativo o protocollare, incaricato semplicemente di attuare le conclusioni del Consiglio dei ministri. La Corte di giustizia continuerebbe ad esistere, ma senza alcun potere reale. Il Parlamento europeo avrebbe un ruolo puramente consultivo. Tutto il potere decisionale spetterebbe agli Stati membri riuniti in Consiglio. In un meccanismo che potrebbe consentire il rapido smantellamento della struttura economica e giuridica europea, un principio generale di opt-out (decidere di uscire) consentirebbe a un gruppo di quattro paesi di ritirarsi in qualsiasi momento da qualsiasi legislazione comune.
Gli autori di questo rapporto non sono isolati e scollegati dai centri decisionali. Al contrario, hanno un peso politico e istituzionale sempre più importante.
La novità di questa pubblicazione sta nel fatto che fa emergere gli stretti legami che i think-tank polacco e ungherese mantengono con i conservatori americani della Heritage Foundation, ai quali gli autori del rapporto hanno presentato le loro raccomandazioni a Washington l’11 marzo.
Secondo l’ex segretario generale del Parlamento europeo Klaus Welle (commento riportato da Le Grand Continent)”, questo documento conferma l’emergere di una “destra distruttiva” europea che si ispira al modello americano e si organizza a livello mondiale. Dopo la fase populista, secondo Klaus Welle, corrisponde una nuova era che determina una profonda frattura nel cuore dell’Europa, che gli Stati Uniti d’America di Donald Trump e J.D. Vance cercano di fomentare e sfruttare.
Il rapporto: rappresenta l’annacquamento e la denuncia di concetti quali: diversità, rispetto della libertà, dei diritti e della dignità, stato di diritto, uguaglianza, pluralismo politico, separazione dei poteri, democrazia, tutela delle minoranze e rispetto della società civile”. In poche parole, la distruzione della democrazia liberale europea.
Gli autori riprendono anche diversi elementi ampiamente utilizzati da Elon Musk e da J.D. Vance nel suo discorso di Monaco, come il “sistema completo di sorveglianza e censura dei media e delle piattaforme globali dei social media” presumibilmente messo in atto dalla Commissione Europea.
Il metodo di riforma suggerito dal rapporto consiste, in sostanza, nello svuotamento delle istituzioni europee dalla loro sostanza e dei trattati che strutturano l’Unione. Alla norma europea verrebbe aggiunto un principio cardine di “flessibilità”, che consentirebbe, in linea di massima, di rivedere tutto e di abbandonare eventuali vincoli dell’Unione senza uscirne formalmente.
Una bozza di piattaforma istituzionale per il futuro dell’UE
Un osservatore moderatamente progressista, con fede nell’Europa penserebbe: “se l’estrema destra esige applicare il piano su menzionato, gli europeisti dovrebbero fare esattamente l’opposto”.
Laddove l’estrema destra vuole eliminare la separazione dei poteri, svuotando il ruolo della Corte di Giustizia europea, gli europeisti dovrebbero evidenziare la separazione dei poteri sottolineando in maniera più evidente le frontiere tra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario.
Laddove la destra distruttiva propone il principio di opt-out (principio che consentirebbe agli Stati membri di decidere di sospendere o ritirarsi dalla legislazione vigente o da una nuova legislazione, gli europeisti dovrebbero chiedere che la legislazione dell’UE sia più vincolante per i paesi membri.
Alla proposta della destra distruttiva che la Commissione dell’UE sia trasformata in un semplice segretariato generale al servizio del Consiglio europeo e del Consiglio dell’UE (consiglio dei ministri), gli europeisti dovrebbero rispondere col chiedere che la Commissione sia trasformata in un vero Governo dell’UE (un vero potere esecutivo) il cui presidente venga eletto direttamente (magari a doppio turno) dai cittadini europei così che possa contare su una maggioranza certa non soltanto al Parlamento europeo ma anche al Consiglio europeo (il Consiglio dell’UE – Consiglio dei ministri europeo – perderebbe la sua funzione di legislatore sostituito dal Consiglio europeo. La regola dell’unanimità verrebbe a decadere visto che la Commissione dell’UE potrebbe contare su una maggioranza anche nel Consiglio europeo).
N.B È inutile nascondere che, soprattutto col secondo mandato ad Ursula von der Leyen si è creato uno spazio per le cosiddette maggioranze variabili. Principale fautore di questa linea è stato il presidente del PPE europeo Manfred Weber, membro del CDU tedesca come Ursula von der Leyen, che da quando è stato eletto il nuovo parlamento europeo (nel 2024) non ha esitato, varie volte, a votare con l’estrema destra europea facendo cambiare la maggioranza che aveva votato la nuova Presidente della Commissione.
Quando la destra distruttiva propone di elevare il Consiglio europeo al rango di organo decisionale supremo dell’Unione europea, attribuendogli una posizione gerarchica superiore a tutte le altre istituzioni fondendo Il ruolo legislativo e Il ruolo giudiziario, gli europeisti dovrebbero chiedere che l’UE sia basato su un bicameralismo (camera alta e camera bassa?) dove le due camere, con ruoli diversi ma con lo stesso rango, e la stessa posizione gerarchica, rappresentino pienamente Il potere legislativo.
Quando la destra distruttiva propone che il Parlamento europeo abbia un ruolo esclusivamente consultivo, gli europeisti dovrebbero chiedere che il Parlamento europeo sia considerato una delle due camere insieme con il Consiglio europeo, con lo stesso livello gerarchico. Parlamento che dovrebbe rafforzare il potere con la iniziativa legislativa che permetterà di rappresentare il pieno potere legislativo alla stessa stregua del Consiglio europeo: la definitiva parlamentarizzazione del sistema di gestione dell’UE.
Con questi commenti alla selezione di proposte della destra distruttiva emerge una bozza di piattaforma istituzionale per Il futuro dell’UE.
La cacofonia degli europeisti
La domanda che sorge spontanea: Esistono ancora degli europeisti? Esiste una destra costruttrice?
In sostanza ci si chiede se esistono forze democratiche conservatrici e progressiste che, accettando di riscrivere le regole del gioco democratico, mostrino il senso di responsabilità ed il coraggio di proporre una piattaforma simile a quella che abbiamo appena vista.
Il quadro degli Stati membri e dell’UE che si presenta oggi lascerebbe poche speranze. Gli Stati membri sono indaffarati con gli scontri tra governi e opposizione, da cui non sta emergendo nulla di nuovo perché la UE esca dalla crisi che sta vivendo.
Anche per coloro che si ritengono europeisti, in molti sono accecati dall’interesse nazionale immediato, se queste forze stanno al governo, o, in alcuni casi, dagli interessi di partito. Sta di fatto che, salvo pochissime persone, tutte le forze politiche europee stanno andando alla deriva senza alcuna visione del prossimo futuro.
Eppure, quello proposto dalla destra distruttiva è l’oggetto dello scontro del futuro per l’UE malgrado che ci sia una tendenza a nasconderlo.
La guerra dei dazi è un pezzo di un puzzle molto più vasto.
L’accoglienza data da Trump – nel formato Zelensky o nel formato Meloni – è solo una rappresentazione teatrale che serve ad entusiasmare o a deprimere, come con le borse, la schiera dei commentatori servili rispetto all’imperatore, che dimenticano che la storia è ‘fatta di fatti’.
E proprio un fatto è certo: in questo puzzle più vasto, vi sta il piano dell’internazionale reazionaria “trumpiana – putinista”, che coinvolge molti attori, tra cui il Presidente Trump, il “Presidente che cambia posizione troppo spesso”.
Secondo l’intelligence russa, la lotta contro l’”Europa fascista” deve strutturare l’asse Putin-Trump. Questa settimana, il Servizio di intelligence estero russo (SVR) ha pubblicato una nota pseudo-accademica che colloca il riavvicinamento tra Russia e Stati Uniti, guidato da Donald Trump e dal suo profondo rovesciamento di alleanza, nella continuità di una lunga storia fantasticata. ll titolo dà il tono: “Come 80 anni fa, Mosca e Washington si sono unite nella lotta contro un nemico comune: l’eurofascismo” – (Le Grand Continent- 19 aprile 2025).
L’Unione europea può riuscire a far fronte a questo vasto puzzle a condizione che sia conscia dei nemici che ha intorno.
Dai leader degli stati membri e i leader delle forze politiche europee ci si aspetta:
- che isolino la destra distruttiva (e i loro alleati) approvando una piattaforma istituzionale per Il futuro dell’UE basata sull’accordo tra democratici conservatori e democratici progressisti È più semplice isolare la destra distruttiva a livello europeo che non a livello nazionale,
- che sappiano avere il coraggio e la responsabilità di andare oltre il cammino tracciato fino ad oggi costituendo una vera e propria Costituente europea,
- che sappiano opporsi con efficacia e con fermezza ai piani della Internazionale Reazionaria.
Non dimentichiamo che in questo vasto puzzle c’è il pezzo principale che riguarda l’Ucraina. Si tratta di vedere se gli Stati membri dell’UE vorranno mobilitarsi per difenderla fino al raggiungimento di una pace giusta.
Aspettiamo, anche, di vedere quale linea il nuovo Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, seguirà riguardo all’UE e, più in generale, all’Europa; se, in poche parole, vorrà essere partigiano delle “maggioranze variabili” (cosa che ha sostenuto il suo partito europeo, il PPE) o se invece vorrà porre una linea di demarcazione fra gli europeisti e l’estrema destra e i suoi alleati.
È in gioco non solo l’autonomia e la dignità dell’Unione europea, ma anche quelle dei suoi Stati membri, se non vorranno essere asserviti dal primo imperatore che passa.