Per i credenti, ma anche i non credenti
Sono un credente nella dimensione spirituale della vita, a mio modo. Vengo da una famiglia cattolica credente, ma decisamente laica. Ho preso, dunque, da bambino i principali sacramenti della Chiesa cristiano-cattolica. Sono arrivato alla Prima Comunione, e poi ho abbandonato il campo prima della Cresima. Oggi, ho più confidenza con i luoghi di meditazione del buddhismo che con le chiese. Ma ogni volta che entro in un edificio religioso – cristiano, musulmano, ebraico, buddhista… – dedico le mie migliori energie mentali alla meditazione ed a quello che sta oltre e dentro di noi, sentendo quelle costruzioni umane come le più utili al nostro spirito.
Ho amato ed amo molto la figura di Gesù di Nazareth. Nessun fondatore di religioni può superarlo nell’approccio agli altri esseri umani: una figura gigantesca, pronta a gesti pacifici e di perdono, ma anche alla violenza per scacciare i “mercanti” dal Tempio del Signore. Il tentativo di scacciare con la forza dal Tempio di Salomone le sette religiose ebraiche che se ne erano impossessate lo pagò con l’odio dei farisei e l’intervento – non tanto convinto – della autorità di occupazione romana che lo fece crocifiggere.
Nonostante il mio approccio laico ed il rispetto profondo per la statua di Giordano Bruno a Roma in Campo de’ Fiori, quel Giordano Bruno mandato al rogo come “eretico”, reputo il Papa una figura essenziale nel mondo contemporaneo. Le ragioni che supportano questa mia laica convinzione risiedono in un fattore “unico” che il Papa della Chiesa Cattolica ed Apostolica Romana rappresenta nel mondo della religiosità mondiale.
Il ruolo mondiale del Papa
Nessuna figura di capo religioso si presenta con una dimensione “mondiale”. Le altre confessioni cristiane non hanno “capi mondiali” (quella anglicana è ristretta al Regno Unito ed a presenze nelle vecchie regioni dell’ex Impero, quelle delle Chiese riformate escludono una figura simile). Le Chiese cristiane ortodosse sono divise per singoli stati o “Patriarcati” – spesso in concorrenza tra di loro – praticamente nel solo Est dell’Europa. I capi religiosi islamici sono pressoché capi dei musulmani del loro Stato o di comunità non ampie e non diffuse nei vari continenti. Insomma, non c’è una sorta di Papa del mondo musulmano. Anche la religione ebraica non ha un “capo” riconosciuto, nemmeno in Israele. Il buddhismo (che non è propriamente una religione) non ha un “capo” unico se non nel Tibet, occupato dai cinesi – che, per altro, hanno anche fatto rapire oltre venti anni fa un bambino che era destinato ad essere il nuovo Dalai Lama.
Ogni cosa, nell’interesse dell’Umanità, deve essere usata per quanto possibile per il suo Bene. E – anche per i non cattolici o i non credenti – la figura del Papa può essere importante per un mondo così nuovamente a rischio di conflitti e con leader pronti a trasformare importanti democrazie in autarchie o dittature.
L’attenzione che il Papa esercita a livello “mondiale” si manifesta soprattutto quando un Papa muore e… “morto un Papa, se ne fa un altro”, come dice un noto proverbio italiano. Ma l’elezione di un candidato piuttosto che un altro determina la capacità che può avere una figura carismatica nei conflitti e nelle tensioni degli Stati (anche quelli non a maggioranza cattolica).
La “politica estera” dei grandi Papi del secondo dopoguerra
Sono nato due mesi dopo la morte di Pio XII, un Papa controverso, che dovette fronteggiare gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, avendo “dietro la porta di casa” l’Italia fascista, partecipe della tragica ed immorale alleanza con il regime nazista di Hitler; quindi, per alcuni storici, con una certa “accondiscendenza”.
Ho visto nella mia infanzia Giovanni XXIII, uomo di grande umanità e con grande esperienza di politica internazionale in Bulgaria, Palestina, Turchia, Parigi. Durante la Seconda Guerra Mondiale convinse in privato l’ambasciatore tedesco ad Ankara a consentire agli ebrei che scappavano dalle regioni invase dalla Germania nazista di passare per la Turchia, aiutandone – a detta di Franz von Papen – circa 24.000. Dopo la Guerra, il Presidente della Repubblica della Francia democratica, il socialista ateo Vincent Auriol, volle offrirgli la berretta cardinalizia – antico cerimoniale usato dai monarchi francesi – in una cerimonia al Palazzo dell’Eliseo e, successivamente, gli conferì la “Gran Croce della Legion d’Onore”, la massima onorificenza dello Stato francese. Quando morì, parteciparono all’omaggio alla sua salma circa 3 milioni di persone.
Paolo VI, fu eletto al soglio di Pietro nel 1963. Fu pro-Segretario di Stato sotto Pio XII, poi Arcivescovo di Milano, legato da una lunga corrispondenza all’Arcivescovo anglicano di Canterbury. Viaggiò in Brasile, Stati Uniti, in molti importanti Paesi dell’Africa, dimostrando grandi doti diplomatiche. Riprese i lavori del Concilio Vaticano II, riformando la Chiesa cattolica nel solco della sua tradizione e revocò la sconfessione della Chiesa Ortodossa. Morì a Castel Gandolfo. La sua salma, trasferita a Roma, fu esposta nella Basilica di S.Pietro per soli due giorni con oltre 300.000 presenze comprese quelle dei partecipanti al funerale del 4 ottobre.
Dopo il brevissimo pontificato di Papa Luciani, divenne Papa Karol Wojtyla, con il nome di Giovanni Paolo II. Il suo ruolo nello scenario politico mondiale è stato gigantesco. Parlava undici lingue, oltre al latino. Nel 1944 scampò alla deportazione dei polacchi di Cracovia durante la rivolta di Varsavia contro i nazisti tedeschi. Si distinse per la sua opposizione al regime comunista polacco imposto dall’Unione Sovietica. Fu attivo nello sforzo di ridare libertà religiosa e politica ai Paesi dell’Est, oppressi dalla Russi sovietica. Subì un attentato quasi mortale, che fu progettato dal KGB, il servizio segreto dell’URSS, in collaborazione con la Stasi, la polizia della Repubblica Democratica Tedesca, che agì tramite un gruppo terroristico bulgaro che si servì di un gruppo turco di estrema destra, i “Lupi Grigi”. Fu molto attivo nel favorire il ritorno alla democrazia per il popolo polacco e gli altri popoli dell’Est europeo soggiogati dai regimi dittatoriali filo russi. Alla esposizione della salma convennero oltre 3 milioni di persone ed ai funerali parteciparono 300.000 persone in Piazza S.Pietro ed oltre 2 milioni riunite in altre Piazze di Roma davanti ai maxischermi.
Considerazioni inattuali
Il nuovo Pontefice dovrà riservare particolari attenzioni alla crescente ripresa delle tensioni internazionali, a partire dall’aggressione russa all’Ucraina ed alla situazione israelo-palestinese. Inoltre, la figura “carismatica” di un Papa non può rischiare di essere gestita, dal punto di vista mediatico, come quella di un qualsiasi intervistato famoso in un programma con il pure ottimo e divertente Nino Frassica, semmai inserito tra un Totti ed una Elodie (con il massimo rispetto per la seconda). Su questo aspetto, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno seguito – pur con stili diversi – un percorso di comunicazione che non li mescolava al mondo dello spettacolo. Anche per un laico, l’unica autorità spirituale di dimensione mondiale, quale è il Papa cattolico, deve presentarsi con uno stile adatto, essendo una figura che può operare sui grandi temi mondiali con una distanza necessaria dalle metodologie della politica casalinga o della ‘macchina dello spettacolo’: un Pontefice, insomma, non può confondersi con qualcosa d’altro.
Inoltre, il Papa può agire efficacemente per il bene dell’umanità, come unica autorità spirituale conosciuta in tutto il mondo, se sa operare in modo accorto e raffinato sulla politica estera, come nella grande scuola dei tre Papi sopra citati. Sarebbe anche auspicabile che il Papa abbia qualche riferimento forte sulla necessità di buoni governi che guidano i popoli della Terra. Il dono della democrazia e della libertà è una grande benedizione per gli esseri umani, e deve sostenere politiche di solidarietà sociale e di attenzione ai più deboli. Questo dono – datoci da Dio, per chi lo ritiene – va tutelato ed ampliato ai popoli che ne sono stati privati o che rischiano di esserne privati. La Giustizia – anche terrena – è una necessità per i cristiani. Ma la Giustizia umana non vive e non cresce senza la Libertà e la Democrazia. Per un Papa questa non è una “scelta politica”, ma è la esatta conseguenza della sua scelta religiosa e della sua altissima funzione a livello mondiale. Da laico che ama Cristo spero che la scelta del “successore di Pietro” risponda a questa assoluta necessità.
L’elezione di Papa Leone XIV
Papa Prevost è stato eletto rapidamente e ha parlato alla folla di Piazza San Pietro con parole sagge. Ha davanti a sé un panorama sconfortante. Sconfortante per la Chiesa cattolica, dove sono in calo costante, dal dopo Woytila, le “vocazioni” al sacerdozio, così come le risorse economiche per sostenere il clero e le attività. Sconfortante per l’aggressività sempre maggiore delle dittature (Russia, Cina, Corea del Nord, ecc.) verso l’Occidente democratico e liberale e per la presenza in Israele di un governo che cerca la guerra e non la pace, non volendo limitarsi alla propria sicurezza nazionale ed a trattare con l’Autorità palestinese per cancellare, così, Hamas da Gaza, ma non gli innocenti della striscia di Gaza, e per accettare l’idea di due Stati vicini ed in pace tra di loro.
Dovrà mettere in mostra le sue doti migliori ed ispirarsi al grande patrono dell’Ordine agostiniano di cui fa parte, quell’Agostino di Ippona, un berbero del Nordafrica, un vero gigante nella storia della Chiesa, essendo aperto alle teorie dei più grandi filosofi del mondo antico. Ben altro approccio rispetto a quello che avranno, oltre un millennio dopo, i seguaci di Ignazio di Loyola nella conquista spagnola del Sud America.
La preghiera non è una pratica dei soli “credenti”: tutti possiamo pregare, nel modo a noi più adatto, perché questo nuovo Papa eserciti un forte ruolo per difendere la dignità degli esseri umani dalla prepotenza dei tiranni e dalla opulenza di pochi famelici straricchi.